Lunedì, 01 Febbraio 2021 10:45

Renata Tebaldi: occhi di zaffiro e voce di velluto

Il legame tra Renata Tebaldi e Parma iniziò molto presto.
Pur essendo nata a Pesaro il 1° febbraio 1922, il futuro famoso soprano trascorse la sua infanzia a Langhirano e, a 17 anni, iniziò a studiare Canto presso il Conservatorio Arrigo Boito di Parma.
Un percorso che, nonostante le resistenze della madre contraria a un futuro sulle scene per la figlia, la vide già nel 1945 esibirsi sul palco del Teatro Regio di Parma.
Fu l’inizio di una storia d’amore tra la soprano dagli occhi color zaffiro e la voce di velluto e i melomani cittadini che la chiameranno per sempre, semplicemente, la Renata.

Voce d’angelo. Così la definì Arturo Toscanini nel 1946, dopo averla diretta nel Te Deum di Verdi per il concerto di riapertura della Scala di Milano, mettendo il suo sigillo sulla carriera di una delle voci liriche più conosciute nel mondo. Qualche tempo dopo, l’arrivo nei teatri italiani e in particolare alla Scala, della Callas, diede vita a una rivalità a cui Renata decise di sottrarsi, accettando di lavorare negli Stati Uniti. Il pubblico di oltreoceano la seguì da subito numeroso, tanto che venne affettuosamente chiamata “Miss Sold Out”
Anche il suo barboncino, New II, divenne molto popolare. Era solito accompagnare con uggiolati (intonati ovviamente) i vocalizzi con cui la Tebaldi scaldava la voce prima di andare in scena.
Renata conquistò l’America che la ricompensò con una stella incastonata sulla Walk of Fame di Hollywood.

La sua ultima performance al Teatro Regio di Parma fu nel 1962.
Cantò la Bohème, diretta da Arturo Basile, uno dei suoi amori complicati.
Il terzo atto, il modo in cui il soprano interpretò lo strazio dell’abbandono, conquistarono definitivamente il pubblico di Parma. Le vicende personali dell’artista emergevano nel canto, toccando i cuori.

Dopo un anno di riposo la Tebaldi ritornò sul palcoscenico proprio al Met.
Non solo l’antica rivale Maria Callas le inviò un telegramma di incoraggiamento ma, al termine dell’opera, si recò dietro le quinte per complimentarsi.
Un gesto che segnò la definitiva riconciliazione tra le due dive.

Anche il suo addio alle scene fu un trionfo. Avvenne nel 1976 alla Scala, con un indimenticabile concerto di beneficenza a sostegno dei terremotati del Friuli.

Donna di gran classe, durante la sua vita accumulò foto, gioielli, abiti, ricordi di una carriera straordinaria ora ospitati nel Museo Renata Tebaldi, presso la Scuderie di Villa Pallavicino nella Busseto di quel Verdi che tanto amava.

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