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Il monaco Donizone, biografo di Matilde di Canossa, racconta un episodio accaduto nel 1046: Enrico III di Germania di passaggio a Piacenza, chiede al signore di Canossa Bonifacio, padre della Gran Contessa, di poter assaggiare il “balsamo” di cui aveva tanto sentito parlare. Al futuro Imperatore verrà inviata una botticella d’argento contenente il prezioso nettare.

Visitare un’acetaia di Aceto Balsamico Tradizionale (ABT) è ancora oggi un’esperienza unica. E’ un privilegio poter raccontare della pazienza, della passione e del legame con territorio che questo prodotto rappresenta.

E’ la magia dell’attesa che si sprigiona dopo decenni in sapori densi di ricordi: legno, frutta, uva, tempo…

Non si può dire di avere conosciuto la gastronomia emiliana senza aver sperimentato questa eccellenza.

Le nostre guide sapranno condurvi in questo mondo attraverso il racconto e la degustazione guidata di ABT nei suoi diversi gradi di maturazione (minimo 12, 20 e 25 anni!!).

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“Andare a Canossa”. Quante volte abbiamo sentito questa espressione?
Quale storia, quali eventi si celano dietro questa frase?
Tradotta in tante lingue diverse, ha un significato comune: fare penitenza.
Ma cosa si intende? E perché proprio Canossa?
Scopriamolo insieme.

Quando? Torniamo indietro nel tempo, all’Età di Mezzo, nel gennaio del 1077.
Dove? Questo è chiaro, a Canossa, nel Castello arroccato sulle colline a sud di Reggio Emilia.
Chi? Tanti personaggi e tutti importantissimi.
Parliamo del Papa, Gregorio VII, del Re, futuro Imperatore Enrico IV, della padrona di casa, la contessa Matilde, di Ugo Abate di Cluny, il più potente monastero dell’epoca.

Perché? Questo è il punto cruciale.

Dal 1075 Papa e Imperatore erano ai ferri corti.
Gregorio VII aveva unilateralmente cambiato le regole sull’elezione dei vescovi riservandola esclusivamente al Papa.
Enrico non era della stessa opinione.
Accusò Gregorio dei più atroci abomini e ne chiese, assieme ai Vescovi tedeschi che lo appoggiavano, le dimissioni.
La risposta del Papa non si fece attendere: Enrico venne scomunicato.

Che cosa comportava quest’atto? La scomunica, se coinvolgeva un potente, aveva due conseguenze: questi era espulso dalla Chiesa e, ancora peggio, cessava il vincolo di fedeltà dei sudditi nei suoi confronti.
Enrico non poteva permetterselo.
Decise quindi di raggiungere il Papa e chiedere il suo perdono, così da riottenere i suoi pieni poteri.

Il Papa era partito l’8 gennaio 1077 per la Germania, dove intendeva incontrare i Vescovi a lui fedeli. Ma era inverno e il viaggio venne rallentato dal brutto tempo.Gregorio si trovava a Mantova quando fu raggiunto dalla notizia che il Re era ormai in pianura padana.
Pensò quindi di fare retromarcia verso Roma, fermandosi lungo il cammino nel castello di Canossa, dimora principale della sua alleata, la contessa Matilde.
Grazie alla mediazione della Contessa, cugina di Enrico e di Ugo da Cluny, suo padrino di Battesimo, il Papa accettò di incontrare il Re penitente.

L’episodio è famoso.
Dopo averlo lasciato 3 giorni al freddo e al gelo, vestito solo di un saio e a piedi nudi nella neve, il 28 gennaio 1077 Gregorio VII accolse Enrico a Canossa e lo reintegrò nella Chiesa cancellando la scomunica.
Non avrebbe potuto fare diversamente visto che il Re aveva seguito alla lettera la  procedura di penitenza prevista in questi casi.

L’evento iniziò ad essere decantato dalla Riforma protestante nel ‘500 e reso definitivamente celebre dalla frase che il Cancelliere tedesco Bismarck pronunciò nel 1872 per sottolineare l’indipendenza del Reich: “Noi non andremo a Canossa, né con il corpo né con lo spirito”.

Cosa resta di tutto questo?
Una frase divenuta universalmente proverbiale e le rovine di un castello situato in una posizione mozzafiato.

Volete conoscere meglio la Contessa Matilde e i luoghi dove è vissuta? Ecco la nostra proposta di visita guidata…

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L’itinerario permette di ripercorrere le tracce di una delle più grandi figure di donna dell’epoca medievale, la contessa Matilde di Canossa. Tra l’XI e il XII secolo Matilde resse uno stato potente, che da Mantova giungeva fin quasi a Roma, difeso da un sistema fortificato di castelli e torri. Molti di questi luoghi oggi sono in rovina, ma il territorio preserva ancora le tracce di quel glorioso passato.

Anche i nomi dei luoghi evocano vicende ed episodi della storia: Canossa, famosissima per l’incontro tra Enrico IV e Papa Gregorio VII nel 1077, pur se in rovina si erge ancora possente sull’alta rupe che domina l’orizzonte e un paesaggio reso ancora più suggestivo dalla presenza dei calanchi.

Bianello

Unico castello ancora visibile delle fortificazioni che si ergevano su quattro colli dominanti l’attuale paese di Quattro Castella, dove, ogni anno, si rievoca la nomina di Matilde a vicaria d’Italia da parte dell’Imperatore Enrico V. L’episodio è rappresentato attraverso il Corteo Storico Matildico di Quattro Castella a fine primavera.

Carpineti

Altro possente castello oggi ridotto a poche rovine ma immerso in un paesaggio mozzafiato, ancora ricco di suggestioni per la presenza di case-torri e di antiche pievi.

Rossena

Riconoscibile dal colore rosso della roccia su cui è posto, il castello di Rossena si è preservato nel tempo conservando il possente aspetto originario. Poco lontano, raggiungibile a piedi, si erge la torre di avvistamento di Rossenella, che faceva parte del sistema difensivo del territorio matildico.

Altri castelli e residenze fuori porta

Montecchio: edificato nell’epoca di Matilde, il castello conserva l’aspetto medievale. L’itinerario include la visita ai sotterranei e la salita al Torrione.

Scandiano: nel castello nacque il poeta Matteo Maria Boiardo, qui alloggiarrono Francesco Petrarca, Calvino e Papa Paolo III Farnese. Giovan Battista Aleotti gli diede le forme attuali e gli Este lo trasformarono in una elegante residenza signorile.

Correggio: qui si trova lo splendido Palazzo dei Principi, dimora dei da Correggio, signori di queste terre nell’epoca rinascimentale.Vi si accede attraverso l’elegante portale cinquecentesco.

Novellara: da fortezza medievale a residenza signorile sotto i Gonzaga, la Rocca di Novellara, con sale riccamente decorate a grottesche, ospita un museo che conserva splendidi vasi da farmacia del XVI secolo, un piccolo teatro dell’Ottocento e opere di Augusto Daolio, indimenticato leader del complesso “I Nomadi”.

Guastalla: il Palazzo Ducale, di fondazione quattrocentesca, giunse al suo massimo splendore nella seconda metà del Cinquecento, sotto Ferrante II Gonzaga. L’edificio è attualmente in corso di restauro.

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